Storia Torcellana – Storia dell’arcipelago torcellano

Studi Torcellani
Centro Studi Torcellani – Isola di TorcelloFacebookInstagram
 
Storia Torcellana
Struttura
Collaborazioni
Quaderni Torcellani
Itinerari Lagunari
Bibliografia
Gallery Lagunare
Eventi in programma



Richiedi i
Quaderni Torcellani

STORIA TORCELLANA

Il toponimo Torcello deriverebbe secondo la tradizione, dal nome di una delle porte dell’antica città romana di Altino oppure, secondo un’altra etimologia, il termine risalirebbe al vocabolo Dorceum, cioè isolotto paludoso emerso, barena.
Quasi certamente il territorio torcellano era già abitato in età imperiale; il poeta latino Marziale (+ 102) infatti nel suo epigramma CI, menziona i lidi di Altino paragonandoli alle ville di Baia. E’ probabile che il luogo ospitasse una popolazione dedita alla caccia, alla pesca e alla raccolta del sale e che vi fossero anche alcune ville suburbane accanto alle case dei pescatori.
Le ricerche archeologiche effettuate a Torcello negli anni 1961-62 dall’equipe di archeologi polacchi, avvalorano questa tesi evidenziando come in loco fosse già presente un insediamento stabile fin dall’epoca romana, realtà abitativa compromessa però dalle successive condizioni climatiche ed ambientali del secoli V-VI, caratterizzate da forti fenomeni di eustatismo e subsidenza.
Nel 639 dopo la caduta della loro città in mano longobarda, gli abitanti di Altino si rifugiarono in massa nelle isole della laguna e tra le paludi la vita cominciò a riorganizzarsi. Accanto a Torcello iniziarono a ripopolarsi anche le isole minori che, in ricordo dell’antica città della terraferma, presero il nome delle sue porte: nacquero così i toponimi di Mazzorbo, Burano, Murano, Costanziaca, Ammiana, Ammianella, Centranica, isole che nel corso del tempo, splenderanno per le loro chiese e conventi.
Gli Altinati partirono dalla città portando con sé i loro tesori materiali e spirituali, in modo particolare le reliquie di sant’Eliodoro, primo vescovo di Altino e patrono in seguito del territorio torcellano. In questo modo la sede episcopale di Torcello potrà affermare fortemente la sua filiazione diretta da quella di Altino e, nonostante la traslazione ratificata nel 640 da papa Severino, il vescovo di Torcello manterrà ancora per secoli il titolo giuridico di episcopus di Altino.
La testimonianza archeologica più importante di questo periodo è senza dubbio fornita dall’epigrafe della Cattedrale di Torcello, ora posta nella parete a sinistra dell’altare maggiore, rinvenuta nel 1895 e più volte studiata da storici come Vittorio Lazzarini ed Agostino Pertusi:
“Nel nome del Signor nostro Gesù Cristo, sotto l’impero del signor nostro Eraclio perpetuo augusto, nell’anno XXIX del regno, indizione XIII, fu edificata la chiesa di Santa Maria Madre di Dio per ordine del pio e devoto nostro signore Isaccio eccellentissimo esarca patrizio e per volere di Dio, e fu edificata a utile ricordo dei suoi meriti e del suo esercito.
Questa fu costruita dalle fondamenta per opera del benemerito Maurizio glorioso maestro dei militi, mentre risiedeva in questo luogo di sua proprietà, e felicemente consacrata dal santo e reverendissimo vescovo Mauro”.
Essa fornisce l’intitolazione della primitiva Cattedrale edificata nel 639 e dedicata alla Theotocos, una chiara ed ulteriore testimonianza in chiave antilongobarda ed antiariana, segno che Torcello apparteneva all’orbita di influenza bizantina. Un altro aspetto fondamentale viene fornito dalla datazione che si riferisce al periodo 1 settembre - 5 ottobre 639, quindi verso la fine del regno di Eraclio (610-641), un periodo di poco successivo alla migrazione di massa nelle lagune. Inoltre anche l’elenco delle autorità presenti al rito, o comunque nominate nel documento epigrafico, rivela la totale dipendenza di Torcello dall’autorità bizantina; sono infatti presenti i nomi dell’imperatore Eraclio e del suo rappresentante in Italia, l’esarco di Ravenna Isaccio, o Isacco.
Un’altra figura importante che ha fatto lungamente discutere gli storici è quella del magister militum Maurizio. In realtà la sede del governatore della provincia veneta era stata prima Oderzo e, conquistata questa dai Longobardi, la sede fu trasferita ad Eraclea. È però verosimile che, durante l’assalto di Rotari contro Oderzo, il governatore Maurizio abbia scelto come sua residenza, anche se provvisoria, Torcello che era già di sua proprietà e che garantiva, attraverso la navigazione endolagunare, più vantaggi nelle comunicazioni con Ravenna. Per quanto concerne invece la figura del vescovo, questi potrebbe essere quel Mauro indicato nelle cronache come il fondatore dell’episcopato torcellano e succeduto a Paolo, morto subito dopo l’esodo da Altino.
Torcello, ampio episcopato rispetto alle microdiocesi limitrofe di Jesolo, Caorle, Cittanova Eracliana, spingerà la sua giurisdizione fino ai territori confinanti con Malamocco e Olivolo ed arriverà ad abbracciare quasi totalmente il comprensorio della laguna superiore.
Anche se oggi gran parte della storiografia la ritiene una leggenda, nei bastimenti che nell’828 da Alessandria d’Egitto portarono a Venezia il corpo di San Marco Evangelista, ci sono i due mitici mercanti veneziani autori materiali della translatio: Buono da Malamocco e Rustico da Torcello, segno, il secondo personaggio, che nell’isola lagunare viveva una classe dedita alla mercatura e alla navigazione.
Inoltre non può essere dimenticata la testimonianza dell’imperatore Costantino VII Porfirogenito il quale, nella descrizione dei territori imperiali al figlio nella sua opera De Administrando Imperio del 927, definisce l’arcipelago torcellano come emporion mega cioè vastissimo emporio commerciale.
I secoli X-XI furono senza ombra di dubbio il periodo di massimo splendore per l’intero arcipelago torcellano. Risale infatti al 1008 la ricostruzione della Cattedrale per opera del vescovo Orso, figlio del doge Pietro Orseolo II e nipote di Pietro Orseolo il Santo, lavori che diedero alla basilica la forma attuale dalla struttura architettonica tipicamente esarcale. A questo periodo si ascrive anche l’erezione della maestosa torre campanaria.
Nel secolo XV però si cominciarono ad avvertire i segnali di una crisi che porterà il territorio torcellano ad un lento ed inesorabile declino, quasi una lunga agonia, causata da molteplici fattori concomitanti.
Nell’arco di qualche decennio le fiorenti isole della laguna lasceranno spazio a canneti e a barene per mostrare un panorama geografico lineare e piatto e le principali famiglie abbandoneranno Torcello per trasferirsi a Venezia, dove ormai hanno luogo i commerci più fiorenti.
La decadenza parte dalle contrade per arrivare al centro: nel 1424 viene accorpata a Torcello la podesteria di Lio Maggiore e conseguentemente si estese sul cordone litoraneo la giurisdizione civile Torcellana, che comprendeva già, oltre alla stessa Torcello, anche Burano, Mazzorbo, Ammiana, Costanziaca, Treporti, Cavallino, Cavazuccherina, Grisolera, San Stino di Livenza, Campalto e Campocastello. Isole come Ammiana e Costanziaco a nord-est di Torcello perdono la loro vitalità e diventano per qualche tempo sede di conventi, finché anche quelle congregazioni religiose si trasferiscono a Venezia, in luoghi più salubri e non abbandonati.
Una delle cause dello spopolamento del territorio della laguna superiore fu senza dubbio l’interramento dei fiumi, in modo particolare del Sile che ridusse Torcello e le isole limitrofe a terreni paludosi, sistematicamente infestati dalla malaria e invasi da serpi e bisce. Furono proprio le febbri e l’aria malsana, uniti ad un probabile disinteresse per un’adeguata manutenzione urbana non ritenuta, forse, più necessaria, a causare lo spopolamento di Torcello e delle sue isole nord-orientali. L’acqua alta allagò i territori che vennero poco coltivati, con alcune rare eccezioni di qualche possedimento monastico dato in affitto; le pietre vennero vendute come materiale da costruzione per nuovi edifici a Venezia, come nel caso dei marmi della chiesa di Sant’Andrea di Ammiana, utilizzati per la fabbrica della basilica di San Marco.
Anche i vescovi iniziarono a vivere nelle loro abitazioni di famiglia a Venezia fino a quando, nella seconda metà del secolo XVII, fu acquistato un palazzo a Murano per la loro residenza.
Caduta la Repubblica di Venezia nel 1797 ed abolite le istituzioni civili della Serenissima che per secoli avevano governato il territorio, distrutti i monasteri e le scuole laiche dai decreti napoleonici di soppressione del 1806 e del 1810 che privarono le isole anche di quella poca vitalità religiosa rimasta, il 1 maggio 1818 papa Pio VII soppresse l’Episcopato torcellano ed il suo territorio fu unito a quello del Patriarcato di Venezia, lasciando ai posteri una immensa eredità storica, artistica, tradizionale e documentaria ancora quasi tutta da scoprire, che sempre affascina e sempre stupisce.


 

CENTRO STUDI TORCELLANI

Sede legale e operativa: c/o Centro Culturale “B. Galuppi” via San Mauro 107 – 30142 Burano VE

cultura@studitorcellani.it      C. F. 94064940276  P. I. 03798500272        © 2022 - 2023 Tutti i diritti riservati