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STORIA TORCELLANA
Il toponimo Torcello deriverebbe
secondo la tradizione, dal nome di una delle porte
dell’antica città romana di Altino oppure, secondo un’altra
etimologia, il termine risalirebbe al vocabolo Dorceum, cioè
isolotto paludoso emerso, barena.
Quasi certamente il territorio torcellano era già abitato in
età imperiale; il poeta latino Marziale (+ 102) infatti nel
suo epigramma CI, menziona i lidi di Altino paragonandoli
alle ville di Baia. E’ probabile che il luogo ospitasse una
popolazione dedita alla caccia, alla pesca e alla raccolta
del sale e che vi fossero anche alcune ville suburbane
accanto alle case dei pescatori.
Le ricerche archeologiche effettuate a Torcello negli anni
1961-62 dall’equipe di archeologi polacchi, avvalorano
questa tesi evidenziando come in loco fosse già presente un
insediamento stabile fin dall’epoca romana, realtà abitativa
compromessa però dalle successive condizioni climatiche ed
ambientali del secoli V-VI, caratterizzate da forti fenomeni
di eustatismo e subsidenza.
Nel 639 dopo la caduta della loro città in mano longobarda,
gli abitanti di Altino si rifugiarono in massa nelle isole
della laguna e tra le paludi la vita cominciò a
riorganizzarsi. Accanto a Torcello iniziarono a ripopolarsi
anche le isole minori che, in ricordo dell’antica città
della terraferma, presero il nome delle sue porte: nacquero
così i toponimi di Mazzorbo, Burano, Murano, Costanziaca,
Ammiana, Ammianella, Centranica, isole che nel corso del
tempo, splenderanno per le loro chiese e conventi.
Gli Altinati partirono dalla città portando con sé i loro
tesori materiali e spirituali, in modo particolare le
reliquie di sant’Eliodoro, primo vescovo di Altino e patrono
in seguito del territorio torcellano. In questo modo la sede
episcopale di Torcello potrà affermare fortemente la sua
filiazione diretta da quella di Altino e, nonostante la
traslazione ratificata nel 640 da papa Severino, il vescovo
di Torcello manterrà ancora per secoli il titolo giuridico
di episcopus di Altino.
La testimonianza archeologica più importante di questo
periodo è senza dubbio fornita dall’epigrafe della
Cattedrale di Torcello, ora posta nella parete a sinistra
dell’altare maggiore, rinvenuta nel 1895 e più volte
studiata da storici come Vittorio Lazzarini ed Agostino
Pertusi:
“Nel nome del Signor nostro Gesù Cristo, sotto l’impero del
signor nostro Eraclio perpetuo augusto, nell’anno XXIX del
regno, indizione XIII, fu edificata la chiesa di Santa Maria
Madre di Dio per ordine del pio e devoto nostro signore
Isaccio eccellentissimo esarca patrizio e per volere di Dio,
e fu edificata a utile ricordo dei suoi meriti e del suo
esercito.
Questa fu costruita dalle fondamenta per opera del
benemerito Maurizio glorioso maestro dei militi, mentre
risiedeva in questo luogo di sua proprietà, e felicemente
consacrata dal santo e reverendissimo vescovo Mauro”.
Essa fornisce l’intitolazione della primitiva Cattedrale
edificata nel 639 e dedicata alla Theotocos, una chiara ed
ulteriore testimonianza in chiave antilongobarda ed
antiariana, segno che Torcello apparteneva all’orbita di
influenza bizantina. Un altro aspetto fondamentale viene
fornito dalla datazione che si riferisce al periodo 1
settembre - 5 ottobre 639, quindi verso la fine del regno di
Eraclio (610-641), un periodo di poco successivo alla
migrazione di massa nelle lagune. Inoltre anche l’elenco
delle autorità presenti al rito, o comunque nominate nel
documento epigrafico, rivela la totale dipendenza di
Torcello dall’autorità bizantina; sono infatti presenti i
nomi dell’imperatore Eraclio e del suo rappresentante in
Italia, l’esarco di Ravenna Isaccio, o Isacco.
Un’altra figura importante che ha fatto lungamente discutere
gli storici è quella del magister militum Maurizio. In
realtà la sede del governatore della provincia veneta era
stata prima Oderzo e, conquistata questa dai Longobardi, la
sede fu trasferita ad Eraclea. È però verosimile che,
durante l’assalto di Rotari contro Oderzo, il governatore
Maurizio abbia scelto come sua residenza, anche se
provvisoria, Torcello che era già di sua proprietà e che
garantiva, attraverso la navigazione endolagunare, più
vantaggi nelle comunicazioni con Ravenna. Per quanto
concerne invece la figura del vescovo, questi potrebbe
essere quel Mauro indicato nelle cronache come il fondatore
dell’episcopato torcellano e succeduto a Paolo, morto subito
dopo l’esodo da Altino.
Torcello, ampio episcopato rispetto alle microdiocesi
limitrofe di Jesolo, Caorle, Cittanova Eracliana, spingerà
la sua giurisdizione fino ai territori confinanti con
Malamocco e Olivolo ed arriverà ad abbracciare quasi
totalmente il comprensorio della laguna superiore.
Anche se oggi gran parte della storiografia la ritiene una
leggenda, nei bastimenti che nell’828 da Alessandria
d’Egitto portarono a Venezia il corpo di San Marco
Evangelista, ci sono i due mitici mercanti veneziani autori
materiali della translatio: Buono da Malamocco e Rustico da
Torcello, segno, il secondo personaggio, che nell’isola
lagunare viveva una classe dedita alla mercatura e alla
navigazione.
Inoltre non può essere dimenticata la testimonianza
dell’imperatore Costantino VII Porfirogenito il quale, nella
descrizione dei territori imperiali al figlio nella sua
opera De Administrando Imperio del 927, definisce
l’arcipelago torcellano come emporion mega cioè vastissimo
emporio commerciale.
I secoli X-XI furono senza ombra di dubbio il periodo di
massimo splendore per l’intero arcipelago torcellano. Risale
infatti al 1008 la ricostruzione della Cattedrale per opera
del vescovo Orso, figlio del doge Pietro Orseolo II e nipote
di Pietro Orseolo il Santo, lavori che diedero alla basilica
la forma attuale dalla struttura architettonica tipicamente
esarcale. A questo periodo si ascrive anche l’erezione della
maestosa torre campanaria.
Nel secolo XV però si cominciarono ad avvertire i segnali di
una crisi che porterà il territorio torcellano ad un lento
ed inesorabile declino, quasi una lunga agonia, causata da
molteplici fattori concomitanti.
Nell’arco di qualche decennio le fiorenti isole della laguna
lasceranno spazio a canneti e a barene per mostrare un
panorama geografico lineare e piatto e le principali
famiglie abbandoneranno Torcello per trasferirsi a Venezia,
dove ormai hanno luogo i commerci più fiorenti.
La decadenza parte dalle contrade per arrivare al centro:
nel 1424 viene accorpata a Torcello la podesteria di Lio
Maggiore e conseguentemente si estese sul cordone litoraneo
la giurisdizione civile Torcellana, che comprendeva già,
oltre alla stessa Torcello, anche Burano, Mazzorbo, Ammiana,
Costanziaca, Treporti, Cavallino, Cavazuccherina, Grisolera,
San Stino di Livenza, Campalto e Campocastello. Isole come
Ammiana e Costanziaco a nord-est di Torcello perdono la loro
vitalità e diventano per qualche tempo sede di conventi,
finché anche quelle congregazioni religiose si trasferiscono
a Venezia, in luoghi più salubri e non abbandonati.
Una delle cause dello spopolamento del territorio della
laguna superiore fu senza dubbio l’interramento dei fiumi,
in modo particolare del Sile che ridusse Torcello e le isole
limitrofe a terreni paludosi, sistematicamente infestati
dalla malaria e invasi da serpi e bisce. Furono proprio le
febbri e l’aria malsana, uniti ad un probabile disinteresse
per un’adeguata manutenzione urbana non ritenuta, forse, più
necessaria, a causare lo spopolamento di Torcello e delle
sue isole nord-orientali. L’acqua alta allagò i territori
che vennero poco coltivati, con alcune rare eccezioni di
qualche possedimento monastico dato in affitto; le pietre
vennero vendute come materiale da costruzione per nuovi
edifici a Venezia, come nel caso dei marmi della chiesa di
Sant’Andrea di Ammiana, utilizzati per la fabbrica della
basilica di San Marco.
Anche i vescovi iniziarono a vivere nelle loro abitazioni di
famiglia a Venezia fino a quando, nella seconda metà del
secolo XVII, fu acquistato un palazzo a Murano per la loro
residenza.
Caduta la Repubblica di Venezia nel 1797 ed abolite le
istituzioni civili della Serenissima che per secoli avevano
governato il territorio, distrutti i monasteri e le scuole
laiche dai decreti napoleonici di soppressione del 1806 e
del 1810 che privarono le isole anche di quella poca
vitalità religiosa rimasta, il 1 maggio 1818 papa Pio VII
soppresse l’Episcopato torcellano ed il suo territorio fu
unito a quello del Patriarcato di Venezia, lasciando ai
posteri una immensa eredità storica, artistica, tradizionale
e documentaria ancora quasi tutta da scoprire, che sempre
affascina e sempre stupisce. |